Trauma, vergogna e autobiasimo: come interrompere il circolo vizioso della colpa?

La vergogna è un’emozione paradossale: parlarne tende ad accrescerla, non parlarne la lascia indisturbata a condizionare i nostri pensieri e comportamenti. 

Esprimere empatia verso chi vive costantemente immerso in questa emozioni può suscitare imbarazzo e senso di inferiorità in chi ha solo voglia di nascondersi, allo stesso modo sottolineare successi e risorse può attivare timore di non meritarli o di non esserne all’altezza. Insomma, la vergogna più di altre emozioni è in grado di creare circoli viziosi di emozioni, pensieri e comportamenti difficili da modificare anche in psicoterapia, poiché il primo passo è proprio parlare ed esporsi inevitabilmente allo sguardo di almeno un’altra persona: il terapeuta!

Ovviamente possono esserci diversi tipi di vergogna e differenti gradi di intensità e pervasività. Certamente si tratta di un’emozione molto sotto stimata nel suo potenziale ruolo nel creare sofferenza psicologica e in alcuni casi psicopatologia.

Una delle condizioni più estreme in cui il lavoro sulla vergogna è tanto complesso, quando indispensabile è lavorare con pazienti cronicamente traumatizzati o vittime di abusi fisici e verbali nel corso della prima infanzia e prima età adulta.

L’essere esposti in famiglia a trascuratezza, costante criticismo, insulti, violenza fisica, abusi sessuali o a frequenti situazioni di umiliazione in un età in cui l’identità è ancora fragile e dai confini sottili, porta i bambini che attraversano questi eventi (e dunque gli adulti che saranno!) ad interiorizzare queste critiche e a farle proprie, come unica strategia possibile per conservare in qualche modo il legame con le figure di riferimento principali. Accettare le critiche e alimentare l’odio verso se stessi, diventa così una strategia funzionale a cercare alleanza e complicità con genitori maltrattanti, ma da cui dipende la propria stessa sopravvivenza.

Tutto questo avviene automaticamente nella mente ed è inizialmente davvero utile alla sopravvivenza, ma i suoi effetti emotivi e identitari a lungo termine possono essere molto negativi per lo sviluppo di una identità adulta, sana e centrata.

Il circolo vizioso della vergogna

Il passaggio dalla vergogna di essere criticati, rimproverati o attaccati all’autobiasimo (vergogna interiorizzata) e alla colpa per sentirsi profondamente sbagliati è la chiave per aiutare le persone che hanno vissuto situazioni di questo tipo ad interrompere il circolo vizioso e a sciogliere il legame patologico con gli schemi del passato. E’ normale “ereditarli” poichè questi modelli disfunzionali di accudimento vengono appresi in modo implicito e involontario, ma non è necessario mantenerli per tutta la vita e continuare a soffrire per questo.

Ho avuto il piacere di conoscere ed intervistare Janina Fisher, una delle cliniche più competenti e illuminate sul tema della vergogna, esperta di trauma complesso e di trattamento integrato dei disturbi dissociativi.

Per saperne di più di seguito i miei articoli e l’intervista pubblicati su State Of Mind:

Vergogna e auto-biasimo: come ostacolano l’elaborazione del trauma?