A cosa servono le emozioni?

Gli scopi del nostro sentire.

Le emozioni, ormai lo sappiamo, sono segnali importanti che orientano il nostro agire e l’agire di chi ci osserva (vedi precedente contributo su Corpo ed Emozioni). Senza sentire e riconoscere le emozioni che stiamo provando, resteremmo probabilmente immobili di fronte ad un pericolo, impassibili davanti ad un amico che soffre o imperturbabili nel affrontare una prova per noi importante.

Tutto questo può succedere in ogni caso, ma quelle su citate posso essere reazioni ad un’emozione non completamente chiara o riconosciuta, oppure semplicemente il risultato di una scelta consapevole dettata da altri scopi, che non sono i più evidenti o comprensibili, la sopravvivenza, la conservazione della specie o la capacità di prepararsi di fronte ad una sfida.

L’avere una coscienza, qualunque cosa essa significhi, ci permette di ragionare sulle nostre emozioni, talora di decidere volontariamente di non considerarle o al contrario di considerarle l’unica chiave possibile per comprendere il nostro agire.

L’essere umano oscilla spesso tra razionalità estrema e rivendicazione della libertà ad essere impulsivi, spesso senza essere consapevoli, da nessuna delle due posizioni, di che ruolo abbiano le nostre emozioni, in un dato momento, contesto e relazione.

E così per alcuni arrabbiarsi sarà sempre inutile, per altri sempre necessario, per alcuni piangere sarà sempre inevitabile, per altri mai accettabile, per alcuni avere paura sarà un’esperienza quotidiana, per altri una condizione mai (consapevolmente) sperimentata. 

Una possibile cornice comune, per capire che ruolo hanno le nostre emozioni e l’importanza del saperle riconoscere, al di là del nostro modo soggettivo e personalissimo di manifestarle, è quella degli SCOPI.

Quali scopi sono sottesi alle emozioni principali?

Quali emozioni esplodono se uno o più degli scopi che abbiamo vengono impediti?

La cornice proposta è quella evoluzionistica, non solo in termini di sopravvivenza della specie, ma soprattutto in relazione all’agire umano all’interno di un contesto innanzitutto sociale, collettivo e condiviso da tutti. Alcune emozioni sono più legate a scopi primari, legate cioè alla nostra sopravvivenza, altre sono legate a scopi sociali, altrettanto importanti poiché legati al nostro “stare nel branco”- nel gruppo di appartenenza – e ci garantiscono di mantenere una buona immagine e di definire il nostro ruolo all’interno del gruppo.

Sia le emozioni negative che quelle positive hanno una funzione, possono essere più o meno difficili da tollerare ma TUTTE hanno un senso. In quest’ottica nessuna emozione può essere sbagliata, sciocca, esagerata…è lo scopo che in quel momento è stato frustrato a fare la differenza!

Un esempio:

PAURA/ANSIA  —— Proviamo paura quando percepiamo o ipotizziamo una minaccia ad un nostro scopo (es: sopravvivere ad un pericolo, superare un esame). 

La paura ha SEMPRE una funzione PREVENTIVA, dispone infatti l’organismo ad agire affinché il pericolo non si realizzi (es: scappare o attaccare, rispondere alle richieste che ci vengono fatte).

Provando a pensare per ogni emozione sotto elencata una situazione target in grado di farla rivivere, valutate lo scopo descritto e verificate il suo legame con il vostro agire in quella data situazione.

Per scaricare una scheda completa delle emozioni e dei loro scopi CLICCA QUI

Altri articoli su questo argomento:

Come ti senti? La miglior risposta è..in 3D!

Daniel Pennac “Storia di un corpo” – Recensione

Altri contributi sul tema “Emozioni”

Previsioni dal mondo!

Oroscopi, superstizioni, precognizioni, tarocchi, ideologie, religioni, dogmi, guru, miti, leggende, scienza e fantascienza, psicologia e parapsicologia….Molte delle attività e dei “prodotti” della mente umana sembrano essere l’espressione di un bisogno nobile e profondamente radicato:  dare un senso alle cose del mondo!

La capacità di prevedere gli eventi è una delle abilità fondamentali per l’essere umano e in generale per tutto il mondo animale. Una buona capacità di prevedere eventi avversi, permette di fare ipotesi sui possibili rischi e di scegliere le strategie migliori per affrontarli e garantirsi la sopravvivenza.

La stessa capacità è coinvolta nella previsione di esiti positivi, che in genere identifichiamo come scopi del nostro agire, e che ci orienta nella scelta dei mezzi adeguati per raggiungerli: “..è buono ciò che facilita il raggiungimento di uno scopo, è cattivo ciò che lo impedisce, se non avessimo degli scopi saremmo del tutto impossibilitati ad esprimere qualsivoglia seppur minima valutazione” (S. Sassaroli, R.Lorenzini). Ciò che identifichiamo come buono o cattivo, determina l’efficacia delle nostre capacità predittive.

Abilità preliminare per fare buone previsioni è “leggere” il mondo e individuare gli elementi della realtà che possano aiutarci a raggiungere i nostri scopi.  La vista dei pipistrelli può essere una buona metafora di questa selettività: il loro sistema si basa sull’invio di ultrasuoni capaci di produrre degli eco riflessi dagli oggetti (simili al sonar) ed è in grado di ricostruire una mappa precisa dello spazio in cui si muovono, ad una velocità elevata e nonostante il buio. Questo sistema li aiuta ad selezionare dal campo visivo cibo, ostacoli, vegetazione, altri animali e soprattutto le prede: riescono cioè ad individuare esattamente le cose che interessa loro vedere (e non altre), e a percepire la realtà in relazione alla vita che conducono.

Altra capacità preliminare per affinare le nostre previsioni è saper esplorare il campo di azione, per sperimentare abilità e imparare dall’esperienza a leggere meglio gli stimoli che ci vengono dall’esterno. Tornando ai pipistrelli: se non uscissero mai dai loro nidi per cacciare o se scegliessero il giorno per le loro attività, renderebbero il loro sistema visivo nel primo caso inutilizzato, nel secondo inefficace.

Quando perciò uno stato emotivo molto intenso, uno o più eventi di vita drammatici e inaspettati, il ripetuto fallimento di uno scopo per noi importante, mettono “in scacco” la nostra capacità di fare buone previsioni, solo il ripristino di scopi nuovi, una diversa esplorazione e la produzione di nuove ipotesi, permettono di recuperare comprensione e controllo sulla realtà.

Il malessere psicologico è spesso l’esito di un “blocco” nella produzione di ipotesi e scopi alternativi ai precedenti. L’ansioso, ad esempio, a seguito di ripetute esperienze negative eviterà tutti i luoghi affollati che gli hanno scatenato un attacco di panico, perché immaginerà esiti esclusivamente negativi e catastrofici rispetto dell’esperienza evitata. Non riuscirà a produrre ipotesi positive, non tenterà diverse strategie e preferirà tenere fede alle sue previsioni – per quanto terribili – piuttosto che rischiare un errore. Penserà insomma che prepararsi sempre al peggio, sarà meglio di qualunque sorpresa!

Rinunciare a questa “preparazione” rende il disagio psichico comprensibilmente preferibile a qualunque percorso di cambiamento: sembra che una cattiva previsione, sia meglio che non averne affatto.

Il passaggio paradossale per recuperare una capacità predittiva efficace sembra essere la momentanea rinuncia a quel bisogno profondo e radicato dentro di noi di dare un senso alle cose del mondo: assumersi cioè il rischio di una previsione sbagliata!