Un volta identificata la presenza di “ossessioni patologiche” (vedi contributo: Come riconoscere quando le ossessioni diventano patologiche?), è necessario rivolgersi ad uno specialista per verificare che la diagnosi sia corretta e scegliere di sottoporsi ad un trattamento specifico. In alcuni casi è consigliabile accompagnare  il percorso psicologico con un trattamento farmacologico (in genere antidepressivi SSRI).

L’indagine sul sintomo e su come si è sviluppato e mantenuto negli anni è la base da cui partire per un buona trattamento terapeutico. Come per molti gli altri disturbi d’ansia, i primi aspetti da indagare e chiarire sono:

  • la prima volta che sono comparsi pensieri intrusivi o compulsioni (esordio);
  • le situazioni, i pensieri e le emozioni legate a quel momento;
  • indagare gli elementi che hanno favorito l’insorgere della sintomatologia nel periodo precedente l’esordio: stress sul lavoro, conflitti familiari, malattia, lutti (fattori di scompenso);
  • indagare i fattori che contribuiscono oggi a mantenere vivi i sintomi riferiti (fattori di mantenimento).

La TCC offre numerosi protocolli che permettono, a questo punto, di costruire un percorso di cura che tenga conto di tutti gli aspetti analizzati e del ruolo che i sintomi hanno nella vita della persona. L’Esposizione con Prevenzione della Risposta (E/RP) è un intervento di dimostrata efficacia per il trattamento dei disturbi d’ansia, in particolare per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) e per il Disturbo di Panico: questo metodo è in grado di produrre una riduzione stabile dei sintomi anche dopo anni dalla fine del trattamento e il cambiamento sintomatologico non si risolve semplicemente in uno spostamento del sintomi ma esita in un  cambiamento esteso e stabile (Lakatos e Reinecker, 1999). Il principio guida di questo metodo è quello dell’abituazione, che potremmo definire come “un decremento della risposta (emotiva e fisiologica) dovuto a stimolazione (esposizione) ripetuta”.

In soldoni: qualunque stimolo che sia percepito da noi come minaccioso e/o disgustoso (es: il lavandino sporco, la scrivania in disordine, un gatto nero che ci attraversa la strada) provoca in genere un’intensa risposta fisiologica, emotiva e mentale ogni volta che ci viene presentato; questa risposta sarà sempre la stessa e produrrà tendenzialmente la medesima reazione comportamentale: fuga o comportamento “di annullamento” (compulsione)!

Quando invece siamo “costretti” da circostanze particolari di vita (o da un trattamento psicologico) ad esporci a quello stesso stimolo – temuto e/o disgustoso – più volte al giorno e per un certo periodo di tempo, lentamente la nostra risposta – fisiologica, emotiva e mentale – allo stimolo diventerà meno intensa e sempre meno disturbante (estinzione della risposta). Solo a questo punto il nostro comportamento può finalmente cambiare!

Questa la cornice teorica generale. Nella pratica clinica il trattamento va condiviso passo per passo, attraverso l’utilizzo di esposizioni graduali e guidate, che possano lentamente accompagnare la persona affetta da DOC attraverso tutte le fasi successive della terapia:

confrontarsi con le situazioni che ATTIVANO le ossessioni e le compulsioni (“rituali di annullamento”)

ridurre lentamente le compulsioni, con strategie alternative che aiutino a tollerare le sensazioni sgradevoli

– valutare, attraverso l’esperienza e il confronto nel dialogo clinico, l’effettiva veridicità e fondatezza di alcune convinzioni su cui si basano le proprie ossessioni ricorrenti. Le più comuni riguardano: fusione pensiero-azione (“Se penso che potrei prender un coltello e ferire qualcuno, allora vuol dire che potrei realmente farlo!”),  eccessivo senso di responsabilità personale (“Magari ho investito qualcuno con l’auto senza accorgermi e allora devo tornare indietro a controllare”), inaccettabilità che alcuni pensieri possano procurare ansia (“Non ho il controllo di questi pensieri, quindi sono pericolosi!”), difficoltà a tollerare gradi di incertezza inferiori al 100% (“come faccio ad essere sicuro che non andrò all’inferno?“), pensiero magico o superstizioso (“un gatto nero che arriva da sinistra porta male! (da destra no).”).

riscoprire il piacere in altre attività.

Ingredienti fondamentali di questo trattamento sono pazienza e tenacia nel voler combattere i rituali che spesso da lungo tempo accompagnano la vita quotidiana e che sono ormai in grado di dare sufficiente conforto e rassicurazione nei momenti di difficoltà, ma che, ormai lo sappiamo!, tolgono tempo e risorse alla vita..