“Briciole. Storia di un’anoressia.”, di Alessandra Arachi

“E’ difficile credere all’anoressia mentale. Chi la osserva da fuori non riesce a concepire che il cibo possa diventare un nemico all’improvviso. Chi la vive non capisce più come sia possibile per le persone riuscire a mangiare senza pensieri, senza ansia, senza angoscia.”

L’incomprensione, la distanza e l’estraneità tra mondo interno e mondo esterno sembra il filo conduttore del celebre libro di Alessandra Arachi “Briciole”, pubblicato nel 1994 ma che resta ancora un valido riferimento per chi vive o voglia conoscere il mondo interiore di chi soffre di anoressia e bulimia nervosa.

“Briciole” è un testo diretto, spesso duro, che racconta senza giraci attorno i pensieri e le emozioni di chi vive ogni giorno la paura del cibo, del peso e di quello che rappresenta per la propria storia e per la propria identità. L’inizio dell’anoressia raccontata in prima persona dall’autrice è, come spesso accade, in adolescenza: il confronto faticoso con gli altri, il corpo che cambia improvvisamente e non sempre nel modo desiderato, l’osservazione attenta di ciò che i coetanei più apprezzano e poi all’improvviso l’idea che basti dimagrire per non sentirsi più esclusi!

Una semplice dieta. E in pochissimo tempo arrivano una pioggia di complimenti, sguardi complici, ogni giorno scorre più facile ad ogni chilo perso. Perché fermarsi? Così l’ammirazione degli altri diventa un nuovo nutrimento: insufficiente per il corpo, ma molto molto potente per la mente!

“In meno di un mese il cervello è riuscito a trasformare un pezzo di pane in un dannoso concentrato di zuccheri, l’olio in un accumulo irrecuperabile di grassi. Diffidavo di qualsiasi cosa commestibile, ma riservavo al cibo tutti i pensieri della mia giornata.”

Così inizia il calvario della protagonista: aver trovato nella magrezza una soluzione per sentirsi in controllo di se stessa e accettata dagli altri, farà della magrezza una vera e propria dipendenza.

Ma dove finiscono le emozioni dell’adolescente?

Vergogna, tristezza, rabbia, paura del giudizio, del rifiuto, di non valere abbastanza, di non essere amati, la solitudine, …tutto finisce in un piatto, che viene sistematicamente rifiutato e rispedito al mittente: negare le emozioni, la fatica, i problemi quotidiani e la realtà diventa una soluzione efficace che spegne le emozioni negative, finché queste non vengono completamente sommerse e dimenticate. Alessitimia.

L’impossibilità di dare un nome alle emozioni è uno dei sintomi più difficili e resistenti dei disturbi del comportamento alimentare, in cui le persone faticano a descrivere, riconoscere e sentire le emozioni connesse alle esperienze che vivono, pur mantenendo un’assoluta capacità di analizzare in dettaglio i pensieri, i comportamenti e talora le sensazioni fisiche che le hanno accompagnate.

In questa distanza tra razionalità estrema e azione pura, si collocano le emozioni, spesso negate e mal giudicate, fino al punto di essere considerate semplicemente un intralcio, un segnale inutile di debolezza, anziché il segnale di una sofferenza che meriterebbe di essere ascoltata e accolta.

Il cibo allora offre una soluzione immediata: la restrizione, il digiuno, il vomito, l’abbuffata diventano modi disfunzionali che permettono però di sentirsi “sotto controllo”, o meglio, “in controllo di se stessi e delle proprie emozioni”, più sicuri della propria immagine, più padroni della propria vita. Cosa succederebbe se lasciassimo andare un po’ di controllo?

Questo scenario semplicemente non viene  più esplorato e un circolo vizioso, disfunzionale ma rassicurante, prende il posto delle emozioni che non si riescono più neppure a nominare.

Nel libro viene descritta con grande delicatezza l’importanza di recuperare gradualmente questa esplorazione e la vitalità che porta con sé l’iniziare a sentire di nuovo. Briciole di emozioni positive possono aiutare lentamente ad affrontare briciole di emozioni che fanno più paura, per trovare insieme un modo più efficace di affrontarle.

Nutrire la resilienza e stimolare un senso di sé più forte e capace di affrontare le difficoltà è la grande sfida, iniziare a coltivare il dubbio che le emozioni non siano proprio così inutili e pericolose è il primo passo verso la guarigione.

“Briciole. Storie di un’anoressia”, di Alessandra Arachi (1994) Fetrinelli.

Stress psicologico da alte temperature!

Sono giorni duri per chi vive in città, lontano dalla brezza del mare o dall’aria leggera della montagna…

Stiamo assistendo in molte città italiane ad un innalzamento storico delle temperature e nelle ultime settimane il caldo e le strategie di sopravvivenza sono diventate argomento ingombrante in famiglia, tra gli amici, per strada, al supermercato e in tutti i luoghi in cui ci capita di vivere la nostra giornata. “L’ossessione” per il caldo (perdonate l’uso non clinico del termine) ha raggiunto una diffusione tale, tra persone e media, da meritare una riflessione psicologica per esplorare quali possano essere le ripercussioni psicologiche che tutti noi stiamo evidentemente subendo.

Per molti le alte temperature di questi giorni hanno innanzitutto effetti fisiologici importanti: sudorazione intensa, abbassamento di pressione, nausea, mal di testa, sensazione di affanno, tachicardia, gambe pesanti, giramenti di testa, bocca secca, spossatezza. Tutti questi effetti sono già sufficienti a creare un certo grado di malessere psicologico e di generale disagio in molti contesti sociali. Sudare in pubblico, sentirsi stanchi al mattino, fatica a concentrarsi in ufficio. Per chi è ansioso o per chi in generale pone molta attenzione ai segnali del corpo, alcuni dei “sintomi del caldo” sopracitati possono somigliare inoltre a sintomi d’ansia e generare un discreto stato di allarme. Ad esempio in persone che hanno vissuto l’esperienza del panico, alcune di queste reazioni fisiologiche possono facilmente essere mal-interpretate come “panico”, piuttosto che come “effetto normale delle alte temperature”. La mente va veloce, quindi  può essere utile fermarsi un attimo! Proviamo ad osservare il corpo, a riconoscere l’effetto che il caldo intenso sta producendo e cerchiamo un luogo fresco o con aria condizionata, prima di entrare in allarme..

Per chi è incline a vivere sbalzi d’umore, il caldo intenso e le sensazioni ad esso associate, possono richiamare invece pessimi ricordi e generare pensieri e sensazioni negative: sentirsi senza energie, non avere voglia di fare niente, sentimenti di impotenza, riduzione dell’appetito, brusca riduzione dell’interesse nelle attività piacevoli. Tutto questo può generare preoccupazione in chi ha vissuto ad esempio periodi di depressione, può innescare pensieri negativi su di sé e sulle proprie capacità e alimentare un circolo vizioso che aumenta il pessimismo ….quindi attenzione! Proviamo a considerare per un attimo i nostri vissuti valutando l’impatto che il caldo realmente sta avendo sul nostro livello di energia e sulle nostre risorse mentali. Forse varrà la pena innanzitutto aiutare il corpo a “tirarsi su”, mangiare molta frutta e verdura, bere molta acqua e se necessario assumere integratori di sali minerali, prima di rischiare di scivolare in veloci e catastrofiche autodiagnosi o innescare uno vero e proprio stato depressivo.

Chi al contrario è abituato a vivere con un umore “sopra le righe”, a riempire la giornata con molte attività, a non sentirsi mai stanco, a vivere tutto con molta energia ed entusiasmo, potrà vivere male gli effetti del caldo sul nostro comportamento e sulle attività quotidiane. Potrà forse vivere con rabbia questa insolita carenza di energie e gli invitabili effetti fisiologici. Il rischio è di diventare forse insofferente, insoddisfatto, irritabile, agitato. Per chi vive queste sensazioni forse vale la pena provare a rallentare. Ma sappiamo che non è per tutti facile fermarsi, ascoltare il corpo e accettare una temporanea riduzione di efficienza!

Infine c’è l’insonnia che in molti staranno vivendo a causa del caldo. Riposare bene è fondamentale per il nostro benessere psicologico. Per alcuni dormire male, poco o troppo, può determinare veri e propri sbalzi d’umore, irritabilità, sintomi d’ansia, per altri problemi di concentrazione, faticabilità, sonnolenza diurna, ma per tutti il sonno è fondamentale per mantenere un buon livello di energia fisica e mentale, una buona memoria, una buona concentrazione e uno stato di migliore integrazione tra il corpo e la mente.

Certamente ci sarà qualcuno che starà vivendo senza sofferenze e ripercussioni psicologiche questo anomalo innalzamento delle temperature, ma per tutti gli altri suggerisco qualche esercizio di rilassamento che possa aiutare ad arrivare forse più sereni alle ferie!

Scarica qui i file pdf con le indicazioni da seguire:

Esercizio Rilassamento 1 , Esercizio Rilassamento 2

AVVERTENZE!

Gli esercizi possono aiutare a ridurre l’arousal fisiologico e abbassare temporaneamente la temperatura corporea, ma non quella esterna!
Trovare un momento di calma e serenità, altrimenti può essere difficile trarne beneficio e conviene rimandare ad un altro momento.
Provare più volte, perché non è subito facile praticare esercizi di questo tipo se non si è mai provato ad usarli con una guida.