La Psicoterapia Sensomotoria (Sensorimotor Psychoterapy: Fisher & Ogden, 2009; Ogden & Minton, 2000; Ogden, Minton & Pain, 2006) è un approccio ai disturbi post-traumatici e alla psicoterapia in generale sviluppato negli anni ’80. La recente pubblicazione del manuale di lavoro secondo questo approccio (Ogden, Minton & Pain, 2006) è stata autorevolmente presentata da Bessel van der Kolk e Daniel J. Siegel, e commentata da Onno van der Hart come il libro che la psicotraumatologia stava aspettando.

Il principale riferimento teorico e tecnico della Psicoterapia Sensomotoria è l’Hakomi Method (Kurtz, 1990), un approccio somatico alla psicoterapia a sua volta influenzato da numerose discipline fisiche e psicologiche. Questo approccio viene però inserito – e nell’essenza trasmutato – in un quadro teoretico che utilizza i contributi teorici e tecnici della psicoterapia psicodinamica e cognitivo-comportamentale, nonché le attuali ricerche sulle neuroscienze, la teoria dell’attaccamento e la dissociazione, con particolare riferimento ai lavori pionieristici di Janet (1919), e ai contributi recenti di Nijenhuis (2004), Steele e Van der Hart (2009) e Schore (2003).

Nata quindi come una nuova forma di psicoterapia corporea, la Psicoterapia Sensomotoria è diventata progressivamente un approccio psicoterapeutico integrato, specificatamente calibrato per trattare il Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD) e i disturbi post-traumatici complessi, così come gli addentellati relativi allo sviluppo e alla storia di attaccamento del paziente (Fisher & Ogden, 2009).

La caratteristica centrale della psicoterapia sensomotoria, sebbene si radichi sui modelli psicoterapeutici tradizionali, è legato al modo di approcciarsi al corpo e all’esperienza corporea come ad un elemento centrale nell’ambito della valutazione e dell’intervento terapeutico, utilizzando specifici strumenti di osservazione, teorie e interventi rivolti in primis al corpo e poi agli effetti della consapevolezza del corpo sulla mente e sui pensieri, strumenti non abitualmente presenti nella maggior parte degli approcci. Si tratta di un approccio prevalentemente bottom up, cioè “dal basso verso l’alto”, che parte cioè dal corpo come fonte di informazioni, di processamento/elaborazione e di successiva trasformazione, con un coinvolgimento minore dei cosiddetti processi top down “dall’alto in basso”, più tipici delle psicoterapie tradizionali e di tutte le psicoterapie basate sulla parola e sull’analisi dei significati.

La Terapia Sensomotoria è dunque stata specificatamente calibrata per trattare:

  • Disturbo da Stress Post-traumatico (PTSD)
  • Disturbo da Stress Post-traumatico complesso (cPTSD)
  • Difficoltà e traumi derivanti dalle relazioni con le persone di riferimento durante la propria infanzia e adolescenza (traumi d’attaccamento)

Basi teoriche

La Psicoterapia Sensomotoria, originariamente sviluppata da Pat Ogden negli anni ’80, ha come principali riferimenti teorici e tecnici:

  • Metodo Hakomi di Ron Kurz – approccio somatico alla psicoterapia ed è a sua volta influenzato da numerose discipline fisiche quali la danza e altri approcci basati sul movimento, lo yoga e l’integrazione posturale
  • Psicoterapia cognitivo-comportamentale,
  • gli scritti pionieristici di Pierre Janet sul trauma e le attuali ricerche sulle Neuroscienze, sul trauma e sulla dissociazione
  • la Teoria dell’Attaccamento di John Bowlby

Principi fondanti

Ispirandosi al Metodo Hakomi, i quattro principi guida della psicoterapia sensomotoria sono:

Organicità – capacità di crescita e di cambiamento intrinseca a noi tutti; anche quando ci si sente ‘bloccati’, ipotizziamo la presenza concomitante di una tendenza alla crescita e al cambiamento su cui fare leva in psicoterapia.

Principio della non-violenza – centrale in terapia è coltivare un atteggiamento non giudicante, di accettazione della persona ‘tutta’, comprese quelle parti di sé e quei comportamenti che il paziente stesso fatica a riconoscersi o verso cui prova intense emozioni negative. Non ci sono parti/aspetti buoni o cattivi, ma solo parti da comprendere a provare ad integrare dentro di sé.


Unità – così come ognuno di noi è interconnesso, parte di un unico processo organico che abbraccia la natura e l’universo, così ogni mente e corpo contiene parti tra loro interconnesse e interdipendenti; è nell’unità che diventiamo simultaneamente consapevoli della nostra e dell’altrui separatezza, pur mantenendo un senso di connessione agli altri e all’universo.

Collaborazione – il terapeuta non ha tutte le risposte né tutto il potere, ma promuove la massima collaborazione possibile con il paziente; si lavora insieme su obiettivi, tempi, modalità in trasparente e nel rispetto della naturale evoluzione del processo di guarigione.

PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA: MODALITÀ DI INTERVENTO

Lo psicoterapeuta aiuta la persona a nutrire una curiosità non giudicante nei confronti delle proprie reazioni emotive, cognitive e sensomotorie allo scopo di consentire un funzionamento più flessibile e adattivo nel presente e nelle aspettative che ciascuno ha del futuro. In una seduta di Psicoterapia Sensomotoria viene dunque riservata una marcata attenzione alla consapevolezza o mindfulness dei propri movimenti corporei, a diventare consapevoli del proprio corpo, a imparare a seguire le proprie sensazioni fisiche e ad implementare azioni fisiche che promuovano l’autostima e la competenza oltre che affinare o apprendere come regolare i propri stati emotivi.

PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA: OBIETTIVI TERAPEUTICI

Lo scopo della mindfulness è di osservare “quello che è” anziché cercare di manipolarlo, cambiarlo o trarre conclusioni al riguardo. Si tratta quindi di concentrarsi sugli stati interiori e rivolgersi all’esperienza presente, così che invece di parlare delle esperienze e di interpretarle, si impara a osservarle e si diventa curiosi al riguardo al fine di apprendere ad inibire le tendenze abituali alle azioni procedurali legate al trauma e a procedere con nuove azioni fisiche, risorse somatiche, risposte di difesa adattive e capacità di autoregolazione.

In particolare, si aspira a:

  • Incrementare la qualità di vita – aumentare o acquisendo le capacità necessarie per affrontare, gestire o sentire le proprie emozioni e sensazioni nelle diverse aree di vita (ad es., ambito lavorativo, cura di sé, relazioni amicali, rapporti con familiari e cari)
  • Monitorare e controllare i livelli di attivazione psicofisiologico – diventare consapevoli e imparare a gestire le diverse emozioni (ad es., ansia, vergogna, terrore, disperazione, senso di colpa) e tendenze quali la sensazione di volersi chiudere in se stesso, sentirsi deboli o sentire il bisogno di fuggire.
  • Sviluppare il corpo come risorsa e diventare consapevoli delle sensazione somatiche – acquisire un senso di Sé somatico (felt sense of Self)