Il Grinch, celebre film di Ron Howard (2000) tratto dall’omonimo libro di Dr. Seuss (How the Grinch Stole Christmas), è l’ormai mitico protagonista di una fiaba che rappresenta per eccellenza la Resistenza allo spirito di condivisione del Natale e diventa l’unico (quasi) antieroe che ricorda al mondo che il Natale non è per tutti una grande festa. La scontrosità, la diffidenza, la solitudine, lo scherno non si fermano davanti alle luci lampeggianti e di certo i regali non rendono più sicuro il contatto con il mondo, la comunità, gli altri. Nonostante questo anche quella de Il Grinch è una favola e come tutte deve finire bene, ma lo stimolo che porta con sé non è per nulla scontato e inappropriato. Se ci fosse davvero spazio e rispetto per il “malumore natalizio”, avremmo modo di capirne meglio le ragioni e concederci qualche riflessione autentica sulla condivisione, sulla gioia e sulla solidarietà che i questi giorni ci avvolge e travolge tutti.
L’esperienza clinica e l’esperienza di chiunque osservi le persone che ha intorno è ricca di esempi e situazioni che sembrano tutt’altro che luccicanti, ma tuttavia la giostra corre veloce e bisogna salirci su. Qualche volta tra l’altro ci si diverte lo stesso, a dispetto dei timori e della paure iniziali, ma è necessario considerare quando non è così e quando al contrario le avventure natalizie assumono la forma di un luogo cupo e pieno di fantasmi.
“Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici. Anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex. Gli sconosciuti sono autori soprattutto di molestie sessuali (76,8% fra tutte le violenze commesse da sconosciuti).” (fonte Istat, 2014)
“Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: » 1 adulto su 4 (25%) nel mondo è stato abusato fisicamente da bambino; » il 36% degli adulti dichiarano di aver subìto un abuso psicologico; » 1 donna su 5 (il 20%), 1 uomo su 10 circa (5-10%) ha subito abuso sessuale da bambino; » 1 donna su 3 è stata vittima di violenza fisica o sessuale perpetrata dal proprio partner; » 1 anziano su 17 è vittima di violenza. (fonte Global Status Report on Violence Prevention, pubb. 11 dicembre 2014).
“In Italia circa 47,7 minorenni su 1000 sono seguiti dai Servizi sociali per varie tipologie di bisogni. Di questi 457.453 minori presi in carico circa 1 bambino ogni 5 è vittima di maltrattamento per abuso sessuale (76,5%), maltrattamento fisico (71%), violenza assistita (63,6%), trascuratezza materiale e affettiva (59,8%).” (fonte Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza | CISMAI | Terre des Hommes, 2015).
Se le statistiche sulla violenza intra-familiare e domestica non mentono, allora il luogo più pericoloso sembra essere proprio la famiglia e diventa inevitabile pensare oggi che gli incontri familiari dei prossimi giorni non saranno solo e per tutti un’occasione per ricordare le tradizioni del passato, condividere momenti insieme e raccontarsi le speranze per l’anno che verrà. Le statistiche ci suggeriscono piuttosto che molti bambini e molti adulti saranno probabilmente in pericolo durante le affollate riunioni familiari, probabilmente esposti a situazioni di rischio e di conflitto tutt’altro che rilassanti e che non sarà per tutti facile, né talora saggio!, seguire il dictat assoluto della condivisione.
Per chiunque la famiglia sia un luogo di pericolo, sofferenza e dolore, sarà necessario e forse utile ricordare alcuni diritti inalienabili che ognuno di noi ha e che lo “spirito del Natale” non può in nessun caso cancellare.
Quello che senti va bene. Se senti gioia, va bene, Se senti rabbia, va bene, Se senti tristezza, va bene. Se senti imbarazzo, va bene. Nessuno di noi sceglie cosa sentire, ma quello che sentiamo in alcune situazioni può arrivare dal passato e dalle esperienze negative o positive che abbiamo vissuto. Non ci sono emozioni giuste, solo reazioni emotive necessarie che possiamo decidere di esprimere oppure no, ma che è sempre utile rispettare e ascoltare perché ci dicono qualcosa di noi, di come stiamo e di cosa possiamo fare per aiutarci.
Proteggerti è tuo diritto. Non sei obbligato a incontrare chi ti ha fatto del male, non sei tenuto ad augurare un buon anno a chi ti ha picchiato, stuprato, umiliato. Nessuno merita di esporsi alla sofferenza, al pericolo o alla paura, se qualcuno te lo chiede non riesce a capire cosa provi o non ti sta rispettando come essere umano.
Puoi dire di no. E’ tuo diritto rifiutare situazioni che ti mettono a disagio, che ti spaventano, che ti fanno sentire minacciato/a o che semplicemente non ti piacciono. Che sia una cena affollata o un pranzo delizioso, non sei obbligato a spiegare, non devi per forza resistere se il dolore o la paura ti fanno sentire in balia degli eventi o degli altri. Nessuna tradizione vale la tua sofferenza. Ogni tradizione può essere cambiata e tu hai diritto di partecipare a questo cambiamento.
Difendi i tuoi confini. Ognuno ha diritto di scegliere per sé, esprimere le sue opinioni, avere i suoi valori, bisogni, pensieri, emozioni. Nessuno ha il diritto di ricattarti, minacciarti, insultarti, controllarti, costringerti. Nessuna forma di amore prevede questo, chi lo fa non ti rispetta ed è tuo diritto difenderti.
Trova un luogo sicuro. Se sei nella tua casa, ricorda che è tuo diritto avere uno spazio dove gli altri non potranno entrare. Se sei lontano dalla tua casa, cerca un luogo nuovo in cui puoi sentirti al sicuro e in cui puoi scegliere con chi stare o non stare. Se non è possibile, prova a cercare un luogo nella tua mente o a ricordare il volto di qualcuno che ti aiutato nel passato. E’ importante sapere che non è necessario vivere sempre in allerta o nel caos. Tutti hanno il diritto di vivere tranquilli ed essere lasciati in pace, anche tu.
Scegli chi vuoi vicino a te. Non sei obbligato a coltivare tutte le relazioni che incontri, anche tu puoi scegliere con chi stare, di chi fidarti, chi ti piace e chi non ti piace. Se le relazioni non ti fanno stare bene, possono concludersi, non è colpa di nessuno.
Prenditi cura di te. Se hai bisogno di correre, corri. Se hai voglia di leggere, leggi. Se hai voglia di stare da solo, resta solo. Se hai voglia di abbracciare, abbraccia. Se hai voglia di dormire, riposa. Se hai delle abitudini che ti fanno stare bene, rispettale. Anche se condividi il tempo e lo spazio con gli altri, puoi continuare a prenderti cura di te e ascoltare i tuoi bisogni. Non sei egoista se ti prendi cura di te. Ognuno dovrebbe farlo per sé. Stare insieme agli altri, non vuol dire rinunciare o sacrificarsi per loro, anzi arricchirsi reciprocamente è possibile solo se ognuno è libero e padrone di sé.

Qualunque cosa tu abbia scelto di fare, ti auguro di restare vicino a te stesso e alle tue emozioni durante queste festività e per tutto l’anno che verrà!